Circa due anni fa mi sono ammalato di cancro. Un anno e mezzo fa circa ho finito le mie cure. Stavo riflettendo sulla visione della mia vicenda personale a distanza di tempo. E’ cambiato qualcosa? Adesso con il distacco acquisito in questi mesi posso guardare tutto più serenamente e ripensare con maggiore lucidità ai dottori, l’operazioni, la sofferenza, la chemioterapia e a tutto quello che ho vissuto e di cui ho scritto.
Queste riflessioni non nascono casualmente. L’intervista di sabato con una giornalista della rivista on line partecipasalute è stata una nuova occasione per raccontare parti della mia storia, per rileggere delle cose che avevo scritto e per sentirne altre lette da un’estranea. Devo dire che proprio sentire le mie parole pronunciate ad alta voce da un’altra persona ha dato loro una dimensione nuova rendendole quasi tangibili. Si sono librate nell’aria fino a giungere a me come una ventata d’aria fresca e ne ho avvertito tutta la forza. Scrivendo non lo avevo percepito fino in fondo.
Mi sono quindi fermato a pensare se fosse ancora tutto attuale o se i miei pensieri fossero cambiati. Non è cambiato niente. Penso ancora di essere una persona fortunata che ha avuto un grosso guaio e ne è uscita, malconcia ma ne è uscita. Penso alla fortuna di avere conosciuto tutte le persone fantastiche che ho incontrato sul mio cammino e a quella di avere visto la mia famiglia tutta stretta intorno a me. Potrà sembrare assurdo ma so da fonte ospedaliera che di fronte a malattie gravi spesso le famiglie hanno dei grossi problemi, la mia è stata più unita che mai. E penso agli amici, ai dottori e agli infermieri che rivedo sempre con piacere e dai quali sono accolto con gioia, al mio amico Tullio (il cappellano dell’ospedale), ai pazienti che ho incrociato, a quel matto del caposala Giulio e potrei andare avanti ancora e ancora. Voglio solo ribadire un concetto. Scrissi che la mia vita sarebbe stata inevitabilmente diversa da come me la ero immaginata ma che sarebbe stata anche migliore. Ne sono ancora convinto. Nonostante le difficoltà quotidiane che incontro credo fermamente che l’aver sofferto così tanto mi abbia regalato una maggiore sensibilità ed una capacità di porre le cose su un giusto piano dando importanza a cosa lo merita veramente. Storie come questa ti portano a riflettere e a capire tante cose, se hai la capacità di cogliere quello che di buono hanno con se ne esci inevitabilmente arricchito.
Aggiungo che questo incontro e queste riflessioni hanno dato nuova linfa alla mia voglia di scrivere. Sto infatti scrivendo diverse cose che pubblicherò nei prossimi giorni.
Ciao Marco
Leggo ora il tuo post…
Ti sembrerà strano ma stamani in macchina mentre venivo al lavoro la mia mente era piena degli stessi pensieri, delle stesse sensazioni e più che altro della tua stessa convinzione di essere certamente una persona diversa da ”prima” ma sicuramente migliore.
Posso affermare con certezza, anche se ho paura mentre lo scrivo, che se potessi tornare indietro di due anni non cambierei la mia vita, malattia compresa.
Di fronte alla frase che spesso mi sento dire ” vedrai che poi torna tutto come prima ” sento che qualcosa dentro di me si ribella perchè non voglio più che tutto sia come prima! Mi piaccio più ora e sono anche più felice !!
Per il resto non fare il modesto…..sai benissimo quanta forza hai messo nelle tue parole e quanto ci sono state utili, a te ed a me, a noi tutti.
Adesso come minimo mi aspetto un romanzo…..
Baci
Lorenza
Condivido pienamente. In tutto e per tutto. Attendo le tue nuove parole con felice serenità.
Hey! Hai barato sul link… non porta alla tua intervista! ;o)
Quando potremo vederla pubblicata?
Bye,
Carlito
PS – l’idea del romanzo non è malvagia… hi hi hi
Tra un paio di mesi credo. Ovviamente appena uscirà inserirò il link sul blog!
aspetto con ansia di avere il distacco necessario per analizzare ank io la mia storia…nel frattempo ti mando un bacio
sissi
Buongiorno Marco, non finisci di stupire. Bravo.
Ma tii, tusa te senti il Marculin quel del pian de sura, propri il fiulet che avem vist cres el diventa un rumanzie, me l’è in gamba, ma si semper sta, car il noster bel fiulet.
Ghe mandem un bel basin
4p